10 luglio, 2012

Paraguay: un altro Honduras?


  
Guillermo Almeyra   -   23/06/12

  La cospirazione contro il presidente paraguaiano, l'ex vescovo Fernando Lugo, cominciò il giorno stesso del suo trionfo alle elezioni presidenziali, giacché potè assumere la carica solo grazie alla mobilitazione popolare. Senza partito proprio, senza un gruppo parlamentare relativamente importante che lo sostenesse, con un’ampia base d’appoggio tra i contadini, ma dispersa e disorganizzata, obbligato ad affrontare l'opposizione della gerarchia della sua stessa Chiesa, è sempre stato dipendente dalla fragile alleanza col partito del vicepresidente Federico Franco, il Partito Liberale Radicale, che è estremamente conservatore e che rappresenta un settore dei proprietari terrieri.
 
Nel frattempo i sostenitori della dittatura di Stroessner sono rimasti radicati nell'amministrazione pubblica, nelle forze repressive, nella cosiddetta Giustizia e nella Corte Suprema. Con ritardo Lugo ha cercato di creare un partito-fronte, il Fronte Guasú (grande, in guaranì) che sta muovendo i suoi primi passi lungi dall’essere omogeneo. Ma tutte le destre paraguaiane, spalleggiate segretamente dagli Stati Uniti, benché manchino appena 10 mesi al termine del mandato di Lugo e alle nuove elezioni, in cui il presidente non potrebbe essere rieletto, non hanno voluto lasciare alcuno spazio al centro-sinistra per organizzarsi e tentare di conservare il governo.
 
Per questa ragione sotto la direzione d’orchestra di Horacio Cardes, proprietario terriero ultraconservatore, del partito colorato, oltretutto legato al narcotraffico, hanno organizzato la parodia di un giudizio politico durato un giorno, basato su accuse senza prove, che Lugo stava incoraggiando le occupazioni di terre da parte dei contadini o non combatteva se non blandamente contro la piccola guerriglia contadina esistente nel dipartimento in cui si trovava la sua diocesi. Cardes, insieme agli oviedisti, al partito conservatore Cara Patria ed ai liberali, attuarono il loro golpe "bianco" parlamentare, come i colleghi honduregni, quantunque senza dover sequestrare a mano armata il presidente ed espellerlo dal paese in biancheria intima, giacché Lugo probabilmente riuscirà a rifugiarsi nell'ambasciata dell'Ecuador. Il pretesto per accelerare il golpe è stato il massacro di Curuguaty, una settimana fa, in cui le forze armate aggredirono dei contadini che si difesero, con un saldo di 17 morti tra poliziotti e contadini, 80 feriti e decine di detenuti. Alla destituzione parlamentare di Lugo si sono opposti i manifestanti riuniti spontaneamente davanti al Parlamento, i contadini dell'interno con l’interruzione delle strade, gli emigranti paraguaiani in Argentina, tornati a migliaia in Paraguay per impedire il colpo di stato e manifestando all'Obelisco di Buenos Aires.
 
In Senato solo quattro senatori hanno preso le difese di Lugo, ma il suo appoggio non è nella capitale, dove ha peso la classe media colorata di burocrati, bensì nelle province contadine dell'interno, dove la resistenza sarà lunga e dura.
 
Fernando Lugo, inoltre, era presidente pro tempore dell'UNASUR ed il golpe contro di lui è, pertanto, un nuovo colpo della destra paraguaiana contro l'integrazione sudamericana, dopo il rifiuto da parte del Congresso paraguaiano di accettare il Venezuela nel Mercosur e dopo la riluttanza a prender parte al Bancosur. I cancellieri dell'UNASUR recatisi ad Asuncion per tentare di dissuadere i golpisti, non hanno potuto impedire questo golpe malamente mascherato, così come l'OEA non potè impedire la dittatura di Micheletti in Honduras, quando il parlamento di questo paese destituì illegalmente il presidente costituzionale Manuel Zelaya tre anni fa, sempre nel mese di giugno.
 
Il fatto è che dietro ambedue i colpi di stato - come dimostrato e documentato ampiamente nel caso honduregno - ci sono gli Stati Uniti. Il Paraguay è punto strategico per controllare il bacino acquifero guaranì, la riserva d’acqua più grande del mondo che comprende il suo territorio, parte di quello brasiliano, parte di quello argentino e parte dell'Uruguay. In Paraguay ad Estigarribia è anche situata la base militare statunitense che controlla la zona della Triplice Frontiera argentino-brasiliano-paraguaiana. Nella provincia argentina del Chaco, vicino al Paraguay, gli Stati Uniti volevano allo stesso modo installare un'altra base più piccola, con l'appoggio del governatore kirchnerista Capitanich, lo stesso che afferma che i camionisti in sciopero sono antipatriottici, ma la protesta popolare ha impedito tale violazione della sovranità argentina, nello stesso momento in cui la presidentessa Cristina Fernández ribadiva la difesa della sovranità sulle isole Malvinas.

Un governo paraguaiano legato all'UNASUR e, in particolare, influenzato dall'asse brasiliano-argentino, è contrario agli interessi degli Stati Uniti. Da lì il via libera per un golpe che, senza dubbio alcuno, è stato ideato e discusso insieme ai diplomatici statunitensi ad Asuncion e che ripete i metodi, un po’ migliorati, impiegati da poco in Honduras, altro paese povero e debole con un presidente vacillante.
 
I paesi dell'UNASUR potrebbero ora isolare economicamente il Paraguay, che non ha sbocco al mare, e privare di sostegno la sua economia; potrebbero anche non riconoscere il governo fantoccio di Franco, che durerà appena il tempo necessario per anticipare le elezioni presidenziali o effettuarle nel 2013, lasciando la poltrona ai colorati. Ma i contadini non aspetteranno le pressioni diplomatiche e reagiranno con occupazioni di terre, interruzioni delle vie di comunicazione, costruzione di poteri locali e prevedibilmente, date le loro tradizioni, ricorrendo alle armi per costituire guerriglie, le quali alle frontiere potrebbero contare sulla benevolenza dei governi di Bolivia, Argentina e Brasile, che non possono accettare questa pugnalata all'UNASUR.
 
I golpisti hanno eliminato il debole Lugo senza sparare un colpo, ma molto probabilmente in seguito dovranno sparare, e spesso, contro crescenti proteste sociali che saranno alimentate dall'attuale collera di tutti i movimenti sociali e contadini del continente di fronte a questa sfacciata ripetizione dell'avventura honduregna.
 
Guillermo Almeyra è membro del Consiglio Editoriale di SinPermiso.
 




HONDURAS: Continuano i sequestri e le sparizioni nella zona dell'Aguán


 RED MORAZÁNICA DE INFORMACIÓN     
  
Colón 5 Luglio 2012. Nonostante tutti gli sforzi per risolvere il conflitto agrario nella zona dell'Aguán,i sequestri e sparizioni di contadini continuano ad essere all'ordine del giorno, ha dichiarato il dirigente popolare e membro dell'Osservatorio Permanente Internazionale dei Diritti umani, Wilfredo Paz.  
  
Paz ha denunciato che da martedì scorso è scomparso  Gregorio Chávez, membro del Movimento Unificatore Contadino dell'Aguán (MUCA) che, da testimonianze, si trovava a lavorare in un appezzamento attiguo ale proprietà del proprietario terriero Miguel Facussé, quando si sono uditi spari,per cui i suoi compagni si sono diretto al luogo dove Chávez lavorava, senza trovare nessuna traccia. Iniziarono immediatamente la sua ricerca nella zona, senza che fino al momento sia stato trovato.  
  
La dirigenza contadina ha responsabilizzato degli avvenimenti le guardia di sicurezza di Facussé.  
  
Nello scenario del conflitto agrario nella zona del Bajo Aguán, almeno 50 contadini hanno perso la vita e molti di più sono spariti, in simili circostanze.

01 luglio, 2012

HONDURAS: A TRE ANNI DAL GOLPE, APPOGGIO ALLA RESISTENZA POPOLARE ! (comunicato di Rifondazione Comunista)



HONDURAS: A TRE ANNI DAL GOLPE, APPOGGIO ALLA RESISTENZA POPOLARE !

Tre anni fa un colpo di Stato in Honduras rovesciava il Presidente costituzionale Manuel Zelaya. I militari con l’appoggio del Parlamento, lo arrestavano per “attentato alla Costituzione” ed insediavano Roberto Micheletti, un imprenditore di origini bergamasche. A distanza di tre anni la situazione nel Paese è ben lontana dall’essere “normalizzata” come sostengono quei governi che, insieme alla grande stampa internazionale, hanno salutato con entusiasmo la frode elettorale con cui è stato “eletto” Porfirio Lobo nel Novembre del 2009.
Al contrario, il golpe ha aperto una fase di violenza, come negli anni 80, quando omicidi politici, detenzioni forzate e sparizioni erano all’ordine del giorno. Alla base del golpe vi è il controllo della terra, delle risorse minerarie, dell’acqua come fonte di energia, anche per grandi imprese italiane come l’Astaldi impegnata nella diga di Nacaome, e l’Impregilo (diga Cajòn).
Dal Novembre del 2011 il Parlamento honduregno ha dato all’esercito la facoltà di svolgere funzioni di polizia.
Da allora è aumentata la militarizzazione del Paese, la repressione, la criminalizzazione dei movimenti sociali e gli omicidi selettivi ad opera degli squadroni della morte, assessorati dai paramilitari colombiani. Secondo le organizzazioni di difesa dei Diritti Umani, dal golpe del 2009 sono stati assassinati 23 giornalisti, più di 60 contadini, 80 membri della comunità Lgbt. È di pochi giorni l’ultimo omicidio di Jenny Izaguirre, uccisa sotto casa, che si aggiunge alle decine di omicidi di militanti del Fronte Nazionale di Resistenza Popolare (FNRP), creatosi a radice del golpe.
Il Partito della Rifondazione Comunista rinnova il suo appoggio alla popolazione honduregna ed al FNRP, e oggi saluta la nascita del Partito Libre, suo strumento politico, che ha scelto la resistenza pacifica contro il governo illegittimo.
Avevamo purtroppo ragione a sostenere che la “sostituzione costituzionale” del Presidente Zelaya, era solo il primo dei colpi di Stato riusciti del ventunesimo secolo: pochi giorni fa in Paraguay si è ripetuto lo stesso copione con un “colpo di Stato parlamentare” contro il Presidente Lugo, mentre in Bolivia non si è ancora spenta la cenere dell’ultimo dei numerosi tentativi di destabilizzare il governo di Evo Morales.
E’ sotto gli occhi di tutti la contro-offensiva degli Stati Uniti, delle multinazionali, dei latifondisti, che con l’appoggio decisivo dei mezzi di comunicazione di massa e della destra latino-americana ed europea, cercano disperatamente di difendere i loro privilegi. Dopo i golpe falliti in Ecuador nel 2010 ed in Bolivia, quello del Paraguay è il secondo colpo di Stato riuscito dell’amministrazione Obama.
Il partito della Rifondazione Comunista chiama alla vigilanza democratica ed alla mobilitazione in appoggio ai popoli del continente latino-americano che lottano per una seconda e definitiva indipendenza.

Roma 28-6-2012

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