27 giugno, 2012

HONDURAS: Il miraggio di una riforma agraria




Reportage dall'Honduras, a tre anni dal colpo di Stato. L'anniversario è domani, e mentre in Europa dormiamo sereni convinti del ritorno della democrazia, il numero dei morti e dei desaparecidos -tra i contadini, tra i leader sociali, tra i giornalisti- continua a crescere [da Altreconomia di giugno 2012]

http://www.altreconomia.it/site/fr_contenuto_detail.php?intId=3476

21 giugno, 2012

desde HONDURAS



Compagne femministe di tutti i territori,

vi salutiamo con l’abbraccio di giugno, caldo in alcuni luoghi, freddo in altri, ma alla fine sono abbracci di coloro che sappiamo con cuore palpitante, per la gioia di fare ciò che ci spetta per vivere bene con le altre e gli altri, con cui condividiamo questa casa azzurra.
Vi mandiamo questo appello che è molto esigente ed ora vi spieghiamo perché.
E’ un richiamo all'azione solidale in spazi dove questa solidarietà si renda evidente, e non solo nella virtualità.
Non vogliamo solo che ci mandiate la vostra firma, ma che ci aiutiate a raccogliere altre firme di coloro che si avvicinino a questo testo, affinché sia rivolto nuovamente lo sguardo all’Honduras, alle compagne e compagni che vivono una guerra quotidiana totalmente indifesi, frutto del colpo di stato, con un saldo giornaliero di almeno 20 persone uccise, a volte di più, tra esse da 10 a 12 giovani, e per lo meno due donne per atti di femminicidio.
Anche gli assassini commessi per odio contro le persone trans e contro le diversità sessuali sono aumentati.
Per esperienza in questo tipo di cose, sappiamo che con troppa frequenza possono andar perse delle firme, per recuperarle tutte abbiamo aperto un blog: www.llamadafeministahonduras.blogspot.com , dove man mano raccoglieremo le adesioni.
Le dovete inviare al’indirizzo: llamadafeministahonduras@gmail.com  e noi c’incaricheremo di aggiungerle.
Invitiamo chi vorrà e potrà ad autoconvocarsi il 28 giugno, di fronte alle ambasciate dell’Honduras, nelle piazze, per le strade, dove vi pare, per rendere pubblico questo appello.
E vogliamo farvi un’ulteriore richiesta. Giacchè affrontare ogni giorno queste chiamate, queste morti, tanto spaventose ingiustizie e tanto dignitose lotte a volte ci esaurisce, vogliamo proporvi che per dar vita al blog e con ciò dare di più alla nostra causa, ci mandiate quelle risorse che vi aiutano ad andare avanti ed in questo modo scambiarcele. Forse si tratta di canzoni, titoli di libri, immagini, poesie, video, parole che vi dissero le vostre nonne, ecc. Se preferite, accompagnatele con qualche elemento di contesto che vi riguardi, come: Quando capitò la tal cosa e talaltra... mi ritrovai con questo... e... Ciò che volete. Vorremmo che questo appello diventasse un caldo filo tra di noi e non solo una firma in più fra l’intrico distante dell'attivismo cibernetico. È un desiderio che magari possiamo condividere.
L’appello è a renderci solidali tra di noi e ad essere accompagnate. Se ci copriamo di bellezza, di musica e parole, di risonanze del mondo che resiste alla guerra, allora renderemo omaggio a tutte noi per esserci, pensare e andare in cammino su questa terra.
Vediamo che ve ne pare di quest’idea. Nuovamente l’indirizzo cui inviare le firme ed altra posta: llamadafeministahonduras@gmail.com
ed il blog per condividere: www.llamadafeministahonduras@blogspot.com


Con affetto, noi

APPELLO FEMMINISTA NOSTRO-AMERICANO
Honduras: all'erta per le nostre vite, per i nostri corpi,
per la nostra libertà, per la nostra felicità, per la Nostra America
Entusiasta di fronte alla possibilità del cambiamento e alla speranza spuntata tra l'enclave di dolore e sfruttamento che ha segnato la sua storia, l’Honduras è stato colpito tre anni fa dall'oligarchia con l'appoggio degli USA, in quel nefasto 28 giugno. Noi femministe del continente uscimmo per le strade non appena rieccheggiarono i primi rumori. Tutto quanto avevamo imparato durante le dittature degli anni ‘70 e ‘80 ci rimescolò il sangue, tutta la memoria delle nostre antenate ci fece alzare e mettere in marcia insieme al movimento di Resistenza Honduregno, sapevamo che avremmo dovuto lottare nuovamente per fermare la repressione contro il popolo tutto ed alzare insieme le voci della nostra rabbia.
Sono passati tre anni. Sono tanti i morti e le morte che questo golpe provoca ogni giorno, sono troppi i corpi torturati, esiliati, sgomberati dalle loro case, dalle braccia dei loro affetti, stretti in una condizione materiale sempre più precaria.
Il popolo s’indigna quotidianamente di fronte alla perdita di suoi pochi diritti, all'usurpazione delle sue terre e beni naturali, alla militarizzazione dei suoi territori, alla prepotenza straniera, alla paramilitarizzazione della politica, alle aggressioni da parte delle guarde private dei proprietari terrieri, all'impunità di tutti contro la vita e dignità dell’Honduras. Il popolo non smette di mobilitarsi ed agire con un'integrità e una convinzione che pretendono di fermare solo con la repressione.
La stampa dignitosa è assassinata in modo selettivo, affinché parli una sola voce: quella del potere. Abbiamo presenziato a decine di funerali di sindacalisti, contadini, giovani, donne; ed abbiamo pianto col dolore dei loro cari.
Le organizzazioni e persone che si dichiarano in Resistenza contano perdite tra la loro gente, pur tuttavia, continuano a cercare strade per denunciare la continuità del sistema stabilito col governo di fatto, che permette la crescita della violenza generalizzata con cui aumentano scandalosamente gli omicidi contro le donne ed i crimini diretti contro la comunità LGBTTI. Il patriarcato si riprende le sue vittime all'ombra del dispotismo dittatoriale.
Gli accordi di Cartagena de Indias e l'assegno in bianco dato dai governi della maggior parte dell'America Latina e del mondo al governo di Porfirio Lobo, non han fatto altro che aggravare le condizioni di vulnerabilità della Resistenza, e molti di quei governi oggi tacciono di fronte a coloro che prima avevano additato come golpisti. Bisogna dirlo chiaramente: con quella decisione sono stati isolati i settori decisi a mantenere alte le bandiere della Resistenza. E’ stato un errore gravissimo, sul quale si è calato il sipario dell'impunità e dell’oblio.
È per questo che oggi vogliamo richiamare di nuovo l'attenzione sulla piega che sta prendendo questa politica di morte. Vogliamo denunciare che in questo momento si stanno commettendo assassini selettivi di attivisti fondamentali della resistenza honduregna, specialmente di coloro che hanno percorsi pluriennali di lotta in Honduras e fanno parte dei diversi progetti politici e sociali, col chiaro intento di colpire le organizzazioni che sostengono posizioni a favore delle battaglie contro le multinazionali, l'oligarchia e la continuità golpista.
Temiamo per le vite delle nostre compagne e dei nostri compagni e per quella delle loro famiglie, per la loro sicurezza, per l'integrità dei corpi diventati obiettivi dello sterminio. Vogliamo mettere in evidenza che questa politica di eliminazione è già stata avviata in Honduras e quotidianamente porta a termine la sua macabra missione.
Come femministe vogliamo fare un appello collettivo a volgere nuovamente lo sguardo verso l’Honduras. Le nostre voci non vogliono essere compiacenti né pazienti: è urgente elevare la solidarietà in tutto il continente!! Diversamente risulteremo complici di fronte alle politiche nordamericane, che cercano di fare sempre più dell’Honduras la loro portaerei per la rimilitarizzazione del Centro America.
Da tutti gli angoli della Nostra America, ci autoconvochiamo per organizzare con energia e forza mobilitazioni e richieste.
Per esigere dai governi che votarono per il rientro dell’Honduras nell'OEA ed in altre istanze internazionali, che ora esigano il compimento dei diritti umani, la fine della repressione, e che la giustizia proceda contro i responsabili del colpo di stato e di ognuno dei crimini contro il popolo.
Per esigere che siano bloccate le operazioni militari in Honduras, e siano ritirate le basi yankee da questo territorio nostro-americano.
Per chiedere che finiscano le violazioni di domicilio, gli sgomberi forzati e l'intervento militare negli insediamenti contadini.
Per ricordare loro che i nostri corpi non sono il bottino delle loro guerre e che difenderemo lo spazio del corpo come il primo territorio della nostra ribellione.
Per denunciare che, come da molte parti nella Nostra America, si perseguitano, si ammazzano e si fanno sgomberare i popoli indigeni e neri, che affrontano direttamente i megaprogetti che hanno finanziato il golpe e che oggi si spartiscono il paese ed i suoi beni. Per esigere giustizia e la fine di tali aggressioni. 
Per esigere che si blocchino il saccheggio culturale e territoriale, l'aggressione alle  nostre sovranità ed autonomie, la privatizzazione di fiumi e zone boscose, per chiedere che si metta fine alla politica d’occupazione e interventismo militare degli Stati Uniti e alla militarizzazione in tutti i sensi imposta contro il popolo honduregno. Per chiedere che si dichiari incostituzionale la Legge che crea le Città Modello, mediante la quale si consegna il territorio agli investitori stranieri e si lede la sovranità del paese.
Per reclamare che si ponga fine ai femminicidi, alla violenza ed alla morte contro la comunità lgttbi. Che gli assassini vengano indagati e processati.
Ci autoconvochiamo per dire che ci troveranno sempre di più per le strade e nelle piazze della Nostra America, per disegnare coi nostri corpi i contorni della libertà desiderata, per rifondare collettivamente il desiderio di una vita che non moltiplichi dolori bensì passioni, risate e piaceri, per fare del buon vivere una conquista quotidiana, sempre.
Per accompagnare il nostro Honduras ed abbracciare con esso la forza di chi lotta ogni giorno, e coi nostri corpi enormi davanti alla storia, fermare l'infamia della guerra contro un popolo che ama la vita.
PER ADESIONI:  llamadafeministahonduras@gmail.com

PER VEDERE LE ADESIONI :
http://llamadafeministahonduras.blogspot.com/

17 giugno, 2012

IL COPINH SOTTO FUOCO CRIMINALE


Dopo il colpo di stato del 28 giugno 2009 s’inasprisce la repressione contro il popolo honduregno, il COPINH non fa eccezione.
Decine di compagni e compagne sono stati imprigionati, migliaia di compagni e compagne sono stati repressi con gas lacrimogeni estremamente tossici, molti compagni e compagne hanno riportato fratture. Due compagni sono stati assassinati nella maniera più brutale per il semplice fatto di perseguire il diritto a vivere in pace, dignità e giustizia.
Con la continuità del golpe nel regime diretto da Porfirio Lobo Sosa, seguendo le linee e le direttive dei gruppi di potere e dell'impero dell'odio, dell'avarizia e della morte, la repressione nei confronti del COPINH è proseguita. Lo dimostrano i seguenti fatti.
1. In due occasioni sono state messe a tacere le radio comunitarie del COPINH, in aperta violazione del diritto alla libera trasmissione del pensiero e dell'accordo 169 dell'O.I.T. (Organizzazione Internazionale del Lavoro). Nonostante le tre radio abbiano la licenza concessa da CONATEL durante il governo costituzionale vittima del colpo di stato, la repressione delle radio comunitarie è stata realizzata illegalmente utilizzando l'impresa incaricata della fatturazione dell'energia elettrica, proprietà del cancelliere del regime e membro del regime golpista di Roberto Micheletti, il sig. Arturo Corrales Álvarez.
2. Non avendo potuto far tacere del tutto le radio, CONATEL si sta preparando ora ad una nuova manovra volta alla chiusura delle radio comunitarie, adducendo la difesa delle frequenze, una manovra ipocrita, dal momento che vi sono stazioni radio commerciali che prendono la totalità delle frequenze per boicottare il nostro segnale e di fronte ciò CONATEL non banfa.
3. Durante il regime prosecutore del colpo di stato, è stata incarcerata la coordinatrice del COPINH Bertha Cáceres, come parte della campagna intimidatoria contro il COPINH.
4. Appena alcune settimane fa la Polizia Nazionale si è introdotta senza alcun mandato nell'abitazione del compagno Santos Alberto Rodríguez e l'ha assassinato, sparandolo diversi colpi di fucile di fabbricazione israeliana, colpendolo al capo. Quest’atto di violenza è avvenuto nella comunità di San Bartolo, Intibucá, comunità che resiste alla costruzione di una diga idroelettrica, proprietà di oligarchi vincolati alle multinazionali, la quale genererebbe energia elettrica privatizzata.
5. L’anomalia del crimine del compagno Santos Alberto non è solo che resta impunito, ma sta anche nel fatto che la polizia continua con l’odio e l'imposizione del terrore, e ha catturato suo fratello, attualmente in carcere senza alcuna ragione.
6. Alcuni giorni fa è stato brutalmente pestato il compagno Santos Pérez della comunità di San Juan San Francisco di Opalaca, da attivisti politici seguaci del sindaco del municipio, energico promotore delle dighe idroelettriche sul fiume Gualcarque, che il popolo non ha concesso. Ciò non è bastato: un paio di giorni fa hanno picchiato il fratello Candido Gómez  Pérez, riducendolo in gravi condizioni, tanto che è stato trasportato in ambulanza da La Esperanza a Tegucigalpa; hanno rotto la testa a sua sorella Carmen Gómez Pérez, che ha dovuto essere suturata; hanno colpito al capo ed al viso sua madre, la signora Gerónima Pérez, ricorsa all'ospedale di La Esperanza. Tutto ciò è avvenuto in casa degli aggrediti, e perfino i bimbi piccoli che ci vivono non ne sono usciti indenni.
7. Nelle ultime ore si è compiuto un nuovo attentato criminale contro due dirigenti di spicco del COPINH, Juan Vásquez e Sotero Chavarría, entrambi membri della commissione esecutiva della nostra organizzazione. Stavano percorrendo la strada che conduce da Siguatepeque a La Esperanza, quando sono stati raggiunti da un commando criminale in motocicletta, che ha sparato loro in due fasi successive, il che ha costretto i compagni a chinarsi sui sedili, perdendo il controllo del veicolo, il quale si è schiantato contro un muraglione. Forse i criminali hanno creduto al successo della loro azione e se ne sono andati. I compagni erano di ritorno, dopo aver inoltrato istanze presso la polizia di Zacapa, per la liberazione del fratello del compagno assassinato dalla polizia Santos Alberto Rodríguez.
A cosa si deve il fatto che il COPINH sia sotto un fuoco criminale?
Vogliono fermare la lotta che portiamo avanti per i diritti del popolo lenca, la difesa dei territori, la difesa dei beni comuni, l'acqua, i boschi, il settore minerario, l'ossigeno e per la nostra lotta insieme al popolo honduregno fronteggiando un capitalismo selvaggio che impone nel nostro paese un'enclave mineraria, energetica, militare con mire estrattive, come una semicolonia in cui si trasferisce forzatamente e si perseguita la gente delle nostre comunità.
Il COPINH si trova sotto un fuoco criminale in seguito all’insuccesso della corruzione da parte delle compagnie esecutrici dei progetti e dei tentativi di cooptazione da parte del regime; perciò tentano ora con l'intimidazione e l'eliminazione. Difficile compito quello dei violenti guerrafondai invasori, perché la nostra organizzazione possiede la forza della ragione, la spiritualità, la rettitudine e la non violenza attiva. Difficile compito perché nel COPINH siamo migliaia, decine di migliaia, centinaia di migliaia ben organizzati, ci accompagnano la solidarietà di molti popoli e la forza ancestrale di Lempira, Iselaca, Mota ed Etempica, che continuano ad elevare le loro voci piene di giustizia, libertà e pace.
La Esperanza, Intibucà, 15 giugno 2012

Tradotto da Adelina Bottero     


10 giugno, 2012

Honduras-Bajo Aguán Il MUCA costretto a firmare sotto minaccia


Esige una soluzione integrale a un problema agrario che è strutturale
Yoni Rivas (MUCA), a fianco di Porfirio Lobo, alza il pugno durante l'inno © (Foto G. Trucchi)
Tegucigalpa, 5 giugno (Sirel/Rel-UITA)-. Dopo una lunga e difficile negoziazione con le autorità agrarie e sotto una forte pressione e minaccia di sgomberi indiscriminati da parte del Gruppo Dinant, il Movimento unificato contadino dell'Aguan Margine destro, Muca-Md, ha firmato l'accordo sulle condizioni finanziarie per l'acquisto delle terre e aziende agricole su cui si sono già stabilite più di 1900 famiglie contadine.
L'accordo prevede l'acquisto di quattro aziende agricole - La Aurora, La Concepciòn, La Lempira e La Confianza - per un totale di 2429 ettari che sono in possesso del Muca-Md da aprile 2010. La combattiva organizzazione contadina s'è impegnata a pagare circa 16.8 milioni di dollari alla statale Banca honduregna per la produzione e l'abitazione, Banhprovi, entro un termine di 15 anni, con un tasso d'interesse del 6 per cento e tre anni di grazia. Il governo ha inoltre concesso un'area aggiuntiva di 32 ettari per la costruzione di abitazioni e una garanzia sovrana dello Stato per permettere la realizzazione dell'operazione.
La firma del Muca-Md completa in questo modo un accordo più ampio che include anche il Margine sinistro (Muca-Ms) e il Movimento autentico rivendicatore contadino dell'Aguan, Marca. In totale, le 32 imprese contadine che integrano queste organizzazioni e che rappresentano circa 3500 famiglie dislocate in otto aziende agricole, acquisiranno circa 4600 ettari a un costo totale che supera i 32 milioni di dollari.
Durante le prossime ore si attende che il Gruppo Dinant, il cui proprietario è il latifondista e produttore di palma africana Miguel Facussé Barjum, ritiri la richiesta di sgombero di sette delle otto aziende agricole presentata il 1 giugno, come misura di pressione affinché il Muca-Md firmasse l'accordo e l'Istituto nazionale agrario. Ina, pagasse il totale delle terre.
"Abbiamo trascorso diverse settimane sotto un'enorme pressione tanto dei proprietari terrieri come del governo, i quali ci accusavano  di essere intransigenti, di non voler raggiungere un accordo, minacciandoci  di sgomberare migliaia di famiglie. E' stata una lotta contro quei poteri politici, economici e militari che dominano il Paese e che hanno realizzato il colpo di Stato. Alla fine abbiamo preso la decisione di firmare l'accordo e accettare le condizioni finanziarie imposte dall'Ina", ha spiegato Yoni Rivas, segretario generale del Muca.
Secondo il dirigente contadino, il governo dovrà ora rispettare tutti i punti contemplati negli accordi dell'aprile 2010, i quali prevedono la consegna al Muca di un totale di 11 mila ettari di terra, programmi di educazione, salute e abitazioni.
Durante l'atto celebrato nella Casa Presidenziale, il capo dell'Esecutivo, Porfirio Lobo, non solo s'è impegnato pubblicamente a rispettare tali punti, ma ha anche riconosciuto che in Honduras s'è commesso un errore e v'è stata una controriforma agraria che bisogna correggere. "Speriamo che la nostra decisione porti un po' di pace alla zona del Bajo Aguán, tuttavia il conflitto non è risolto, perché il problema agrario in Honduras ha profonde cause strutturali e ha bisogno di soluzioni  integrali che vanno oltre la nostra regione", ha dichiarato Rivas.

In questo senso, le organizzazioni contadine stanno  esigendo  la deroga  della Legge di modernizzazione agricola, approvata nel 1992 in piena era neoliberista e l'approvazione del disegno  di legge di Trasformazione agraria integrale, presentata in Parlamento lo scorso anno. È stata inoltre s
ottolineata la necessità di indagare a fondo su tutti gli omicidi  di contadini - sono 48 durante gli ultimi due anni e mezzo - e le innumerevoli violazioni dei diritti umani che hanno portato lutto e terrore tra le famiglie  contadine. Purtroppo, questo tema non è stato inserito  nell'accordo, né è stato menzionato durante la cerimonia della firma.

"È qualcosa  che non vogliamo, né dobbiamo dimenticare. Esigiamo la fine dell'impunità, perché è una responsabilità dello Stato indagare i fatti e punire i responsabili del bagno di sangue che sta avvenendo nel Bajo Aguán", ha concluso Rivas.

© (Testo e Foto Giorgio Trucchi  - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione  Italia-Nicaragua - www.itanica.org


Traduzione a cura di Giorgio Brambilla, CICA.   

09 giugno, 2012

Honduras: Popolazioni indigene e nere in difesa delle risorse naturali

Giornata mondiale dell'ambiente
Per la vita e contro la cultura della morte

 Mobilitazione del Copinh, Ofraneh e Madj a Tegucigalpa © (Foto G. Trucchi)
 
 
Tegucigalpa, 8 giugno (Sirel-LINyM)-. Organizzazioni delle popolazioni indigene e nere dell'Honduras hanno manifestato lo scorso 5 giugno - Giiornata mondiale dell'ambiente - contro la mercificazione delle risorse naturali, l'accaparramento di terre e la cosiddetta "economia verde" e in difesa della giustizia sociale e ambientale che, secondo queste organizzazioni, viene costantemente attaccata e aggredita da una piccola elite di potere nazionale e dal grande capitale multinazionale.
 
Durante la giornata, centinaia di persone appartenenti alle organizzazioni indigene lenca Copinh e Onihl, a quella garifuna Ofraneh e al Movimento ampio per la dignità e la giustizia, Madj, si sono radunate di fronte alla sede nazionale del Ministero delle risorse naturali e dell'ambiente, Serna, e agli uffici del Pubblico ministero nella capitale honduregna, per manifestare il proprio rifiuto nei confronti delle politiche ambientali implementate dal regime e dagli altri poteri dello Stato.


"L'ambiente è la nostra vita e ne siamo parte intrinseca. La sua distruzione significa la nostra distruzione e la nostra morte. È per questo motivo che oggi siamo qui e che continuiamo a lottare per la vita e contro i progetti di morte e la cultura che li accompagna", ha detto Alfredo López, vicepresidente dell'Organizzazione fraterna nera honduregna, Ofraneh.
 
López assicura che si tratta di una lotta senza ritorno. "Non possiamo fermarci. Sono più di due secoli che stiamo resistendo e non riusciranno a farci sparire", ha manifestato il dirigente garifuna..
 
In un documento consegnato alle autorità, il popolo garifuna dell'Honduras ha chiesto l'implementazione di una proposta presentata già da alcuni mesi sulle politiche da adottare in materia di adattamento e mitigazione al cambiamento climatico, l'immediato blocco delle licenze per lo sfruttamento delle risorse idriche - in modo particolare dei fiumi -, la fine delle usurpazioni territoriali e il giusto castigo per chi vende terre comunitarie.
 
Ofraneh ha inoltre chiesto il rispetto delle misure cautelari concesse dalla Commissione interamericana dei diritti umani, Cidh, a varie comunità e leader garifuna, il blocco delle concessioni di sfruttamento minerario e dell'espansione delle monocolture estensive su larga scala e che si dichiari incostituzionale la legge che ha creato le Regioni speciali di sviluppo, Red, meglio conosciute come "città modello" (charter cities). 
 
"Come fa Porfirio Lobo a dire che le città modello sorgeranno in zone dove non ci sono persone? Sta di fatto disconoscendo l'esistenza del popolo garifuna, come parte di un piano machiavellico per sfollare le nostre comunità", ha assicurato Miriam Miranda, presidentessa di Ofraneh.
 
Secondo Juan Vásquez, dirigente del Consiglio civico delle organizzazioni popolari e indigene dell'Honduras, Copinh, sarebbero già stati dati in concessione più di 50 fiumi, molti dei quali in territorio lenca, per la costruzione di progetti idroelettrici e sono state presentate decine di istanze di rilascio di concessioni minerarie in tutto il paese. Un processo predatorio che si è accentuato durante e dopo il colpo di Stato di 2009.
 
"Stiamo assistendo a una vergognosa consegna dei beni comuni nelle mani delle oligarchie nazionali e delle multinazionali. E nessuno sta consultando le nostre comunità; nessuno chiede il nostro parere. In questo modo stanno violando in modo palese la Convenzione 169 dell'Organizzazione internazionale del lavoro, Oil, concernente i popoli indigeni e tribali. Non lo possiamo permettere", ha assicurato il dirigente indigeno.
 
Nel suo comunicato, il Copinh ha chiesto la consegna immediata dei titoli comunitari delle terre ancestrali su cui vivono le popolazioni indigene e nere e l'uscita delle truppe straniere, in maggioranza nordamericane, dal Paese. Ha infine rivolto un appello a tutte le popolazioni indigene e nere dell'Honduras a unirsi per combattere i progetti di morte promossi dal capitalismo, il patriarcato e dal razzismo.

© (Testo e Foto Giorgio Trucchi  - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione  Italia-Nicaragua - www.itanica.org )    

07 giugno, 2012

Azione Urgente Lo stato honduregno discrimina le vittime della DEA



Il COFADEH (Comitè de Detenidos Desaparecidos en Honduras), esprime una profonda preoccupazione per l'abbandono da parte dello stato hondureño delle vittime che la Drug Enforcement Administracion DEA e i suoi agenti di sicurezza, con l'operativo antidroga provocò l'11 di Marzo del 2012 nella comuinidad de Paptalaya en Ahuas, Departemento de Gracias de Dios.

L'attacco fu diretto a civili disarmati che viaggiavano nel fiume Patuca e 16 famiglie ne soffrirono le conseguenze: quattro persone morirono delle quali due donne in cinta e un bambino di 14 anni; quattro furono i feriti tra questi un bambino di 14 anni, tre le abitazioni rastrellate, tre le vittime di trattamenti inumani e degradanti, e dieci i bambini orfani.

L'operativo messo in atto da forze multinazionali, in accordo con il Ministro della difesa honduregno Marlon Pascua non si avvaleva delle forze armate nazionali (1) e ha provocato un costo umano molto alto per la popolazione di Ahuas, e per la società hondureña.

Il COFADEH fa un appello urgente alla comunità internazionale dei Diritti Umani e al mondo democratico, perché si mobiliti urgentemente per impedire che si violentino nuovamente i diritti delle vittime di questa tragedia.

L'indifferenza e la codardia delle autorità statali nell'affrontare le conseguenze dei loro atti fuori legge, hanno provocato che; le persone ferite non siano ancora state sottoposte ad un adeguata assistenza medica e che i loro parenti siano stati criminalizzati, per denunciare i fatti.
il bambino Wilmer Lucas Walter (14 anni) e il giovane Lucio Adan Nelson Queen (22 anni) che viaggiavano nel imbarcazione colpita dagli agenti della DEA e da agenti honduregni, si trovano ricoverati dal 11 di marzo nell'ospedale regionale e ancora non sono stati operati chirurgicamente, come la gravità delle ferite riportate richiederebbe.

Wilmer corre il rischio di perdere la mano sinistra por la mancanza di assistenza e Lucio è sempre più debole e a rischio di infezioni, nell'attesa di un intervento ortopedico al braccio destro.

In mezzo alla "guerra al narcotraffico", la principale vittima è la popolazione indigena misquitos, le  donne e i bambini; e il principale responsabile di questi fatti è lo stato. Nonostante questo; Porfirio Lobo Sosa (Presidente de la repubblica honduregna n.d.t.), e l' esecutivo del regime attuale, , non ha emanato un comunicato ufficiale sui fatti del 11 di maggio, evidenziarono l'ignoranza nella conferenza stampa di Venerdì 1 di giugno nella sede presidenziale, dove si ironizzò con commenti discriminatori nei confronti della popolazione indigena Misquita. Lobo oltre a porre in dubbio i fatti, risultati fatali, insinua irresponsabilmente che la popolazione attaccata è narcotrafficante per il semplice fatto di navigare il Rio Patuca di notte, quando nella zona mancano trasporti pubblici, e gli abitanti viaggiano nel fiume di notte per evitare il sole, a causa della mancanza di ponti e strade in un territorio abbandonato dallo Stato.

Anche gli stati uniti, l'altro stato coinvolto, negano la  responsabilità. Lisa Kubiske (2), ambasciatora statunitense in Tegucigalpa, ha dichiarato che l'equipe della DEA che operò nella Mosquitia lo fece per difendersi e secondo quello che è il suo mandato nella lotta contro il traffico di droga, anche se il suo governo e quello di Porfirio Lobo non hanno realizzato una indagine seria e approfondita sui fatti del 11 di Maggio.

Ahuas si trova militarizzata, la popolazione e i familiari delle vittime sono intimiditi. Non è un caso il razzismo e la discriminazione verso le vittime del 11 di Maggio, in questo senso va visto il rifiuto statale nei confronti della popolazione indigena, come una forma per negare i loro diritti, che storicamente si converte in esclusione sociale.

Di conseguenza il Cofadeh sollecita la comunità internazionale e nazionale a:

Esigere che lo stato honduregno prenda le misure necessarie per proteggere e garantire la vita dei sopravvisuti.
Esigere che Wilmer Lucas Walter (14) y el joven Lucio Adan Nelson Queen ricevano il trattamento adeguato con la velocità che il caso merita negli ospedali statali, perché la loro situazione adesso è tanto grave quanto invisibile; e ha bisogno di volontà politica per essere risolta.
Esortare entrambi i governi ad indagare in modo imparziale ed esaustivo i fatti del 11 maggio 2012, arrivando a sanzionare secondo il diritto, i responsabili nazionali e stranieri, materiali e intellettuali e al il rimborso integrale dei danni subiti.
Un indagine immediata, efficiente, indipendente e imparziale rispetto alle violazioni dei diritti umani nei confronti delle persone detenute e in particolar modo riguardo alla tortura inflitta, questa deve includere:
- Chi era incaricato dell'operazione?
- Qual'era la linea di comando?
- Quali erano le regole di ingaggio degli agenti dello stato honduregno e statunitensi rispetto all'uso delle forza, e in particolare  riguardo l'uso delle armi da guerra?
- Chi diede l'ordine di aprire il fuoco e con che criterio?
Ricordare allo Stato di Honduras il suo obbligo di promuovere e far rispettare i diritti e impegni contenuti negli strumenti internazionali dei diritti umani che ha ratificato, che includono diritti di prima e di seconda generazione. Oltre che i diritti speciali delle popolazioni indigene.

Testo in spagnolo da sottoscrivere e inviare agli indirizzi sotto elencati:


ACCION URGENTE
Estado de Honduras discrimina a víctimas de la DEA
 
El Comité de Familiares de Detenidos Desaparecidos en Honduras COFADEH, expresa su total repudio y extrema preocupación por el abandono del Estado de Honduras a las víctimas de la Drug Enforcement Administration DEA y de sus agentes de seguridad, como resultado del operativo antidrogas, efectuado el 11 de mayo de 2012 en la comunidad de Paptalaya, en Ahuas, Departamento de Gracias a Dios.

El ataque fue dirigido a civiles desarmados que viajaban por el rio Patuca, dejando como consecuencia 16 familias afectadas: cuatro personas muertas entre estas dos mujeres embarazadas y un niño de 14 años; cuatro heridos, uno de ellos también niño de 14 años, tres viviendas allanadas, tres víctimas de tratos crueles inhumanos y degradantes, y 10 niños huérfanos. 
 
El operativo ejecutado por una fuerza  multinacional, que de acuerdo al Ministro hondureño de Defensa Marlon Pascua no integró las Fuerzas Armadas nacionales[1], ha tenido un costo humano muy alto para la población de Ahuas, y para la sociedad hondureña.
 
El Cofadeh hace un urgente llamado a la comunidad internacional de Derechos Humanos y al mundo democrático, a actuar enérgicamente para impedir que a las víctimas se les violenten nuevamente sus derechos.
 
La indiferencia o cobardía de las autoridades estatales para enfrentar las consecuencias de sus actos fuera de la ley ha provocado que las personas que resultaron heridas no hayan recibido hasta ahora la atención médica adecuada y sus parientes sean criminalizados por difundir la denuncia.
 
El niño WILMER LUCAS WALTER (14) y el joven  LUCIO ADAN NELSON QUEEN (22), que viajaban en el Pipante  tiroteado  por la DEA y Agentes hondureños, se encuentran hospitalizados desde el 11 de mayo en centros hospitalarios regionales y aún no han sido intervenidos quirúrgicamente como la gravedad de sus heridas lo requieren.
 
Wilmer corre el riesgo de perder su mano izquierda por negligencia en la falta de atención y  Lucio se está infectando y debilitando, en espera de una intervención ortopédica en su brazo derecho.
 
En medio de la llamada “guerra contra el narcotráfico”, las principales víctimas son pobladores indígenas misquitos, entre ellos, niños y  mujeres; el responsable principal de estos gravísimos hechos es el Estado.
 
No obstante, el ejecutivo del régimen actual, Porfirio Lobo Sosa, no ha brindado un informe oficial de lo sucedido el 11 de mayo, por el contrario manifestó su ignorancia sobre los hechos en rueda de prensa el viernes 1 de junio en casa Presidencial e ironizó con comentarios discriminatorios contra la población Indígena Misquita. Lobo no solamente pone en duda lo ocurrido y sus fatales resultados, sino también insinúa en forma irresponsable que los pobladores atacados son narcotraficantes por navegar el Río Patuca en horas de la madrugada, cuando esta zona carece de transporte público, y los pobladores viajan por el agua huyendo al sol al carecer de puentes y carreteras en un territorio abandonado por el Estado.  

Estados Unidos, el segundo Estado involucrado, también evade responsabilidad. Lisa Kubiske[2], su Embajadora en Tegucigalpa, ha declarado que el equipo de la DEA que actuó en la Mosquitia lo hizo en defensa propia y porque, además, era su deber en la lucha contra el tráfico de drogas. Aun cuando su gobierno ni el de Porfirio Lobo han realizado una investigación seria y profunda de los hechos del 11 de mayo, la diplomática prejuzgó.

Ahuas se encuentra militarizada, la población y las familias dolientes intimidadas. No es casual el  racismo y la discriminación hacia las víctimas del 11 de mayo, en este caso se inscribe el rechazo estatal hacia los pueblos indígenas como una forma de negar su capacidad y derechos que se convierte históricamente en exclusión social. 
 
En consecuencia, el Cofadeh solicita a la comunidad internacional y nacional:

Exigir al Estado de Honduras que tome las medidas necesarias para proteger y garantizar la vida de los sobrevivientes.
Exigir que Wilmer Lucas Walter (14) y el joven  Lucio Adan Nelson Queen reciban el tratamiento adecuado con la celeridad que el caso amerita en los hospitales del Estado, pues su situación ahora es tan grave como invisibilizada; requiere de voluntad política para resolverla.
Exhortar a ambos gobiernos a investigar en forma imparcial y exhaustiva los hechos del 11 de mayo de 2012, que desemboque tanto en la sanción de los responsables, nacionales y extranjeros, materiales e intelectuales conforme a derecho, como en la reparación integral de los daños.
Una investigación expedita, eficiente, independiente e imparcial respecto de la violación a los derechos de las personas detenidas y especialmente respecto de la tortura infringida, la cual debe incluir:
·         ¿Quién estaba a cargo del operativo?
·         ¿Cuál fue la línea de mando?
·         ¿Cuáles fueron los lineamientos de las agentes estatales de Honduras y EE.UU acerca del uso de la fuerza, y en particular sobre el uso de sus armas de guerra?
·         ¿Quién dio la orden de abrir fuego y con qué criterios?
Recordarle al Estado de Honduras su obligación de promover y hacer respetar los derechos y obligaciones contenidos en los instrumentos internacionales de derechos humanos que ha ratificado, lo que incluye derechos de primera y segunda generación. Además, de los derechos especiales de los pueblos indígenas
 
Favor dirigir  sus llamamientos a:
 
Porfirio Lobo Sosa
Casa Presidencial
Tel (504) 2221-4558, 2221-4560, 2221-4562
Fax (504) 2290-5000, 2221-4545

Juan Orlando Hernández
Congreso Nacional
Tel (504) 2269-3181
Fax 2269-3000
 
Jorge Alberto Rivera Avilés
Presidente de la Corte Suprema de Justicia
Tel (504) 2269-3000  2269-3069 2269-3981
 
Luis Alberto Rubí
Fiscal General de la República.
Fax (504) 2221-5667
Tel (504) 2221-5670  221-3099
          suazog@mp.hn
 
[1] “esta no es una operación de las Fuerzas Armadas, no es coordinada por las Fuerzas Armadas, creo que es importante que esto se reconozca de una vez por todas, no es algo que nosotros hemos dirigido o hemos coordinado” (procesodigital.hn, 03/06/2012)
[2] “se trata de una tragedia, pero en este caso, según lo que yo entiendo, estaban actuando en autodefensa y ese es su deber, porque la lucha contra la droga es importante”.

04 giugno, 2012

Honduras - Grande mobilitazione contadina in difesa del diritto alla terra Bajo Aguàn continua la minaccia di sfratto massivo


di Giorgio Trucchi - Rel-UITA
http://nicaraguaymasespanol.blogspot.com/2012/06/honduras-gran-movilizacion-campesina-en.html

Migliaia di contadini accompagnati da organizzazioni popolari, sociali e sindacali della Valle del Aguàn si sono mobilitati il giorno 1 di Giugno nella città di Tocoa, rifiutando le minacce lanciate dal latifondista e produttore di palma africana Miguel Facussè Barjum, di sfrattare diverse tenute che sono oggetto di negoziazione con il governo e che sono in possesso del Movimiento Unificado Campesino del Aguàn (MUCA). Si esige di compimento degli accordi firmati con il governo nel 2010 e l'approvazione del progetto della legge di Trasformazione Agraria Integrale presentata l'anno passato al Congresso Nazionale.

La situazione del Bajo Aguàn potrebbe diventare esplosiva nei prossimi giorni, dopo che i delegati del Gruppo Dinant presentarono oggi davanti alla Segreteria di Sicurezza una richiesta per riattivare l'ordine di sfratto di almeno sette tenute - circa 4 mila ettari -, oggetto della negoziazione e degli accordi con il governo dal Giugno dell'anno passato, dove sono insediate migliaia di famiglie contadine affiliate al MUCA .

inoltre la dirigenza del MUCA ha deciso ieri di chiedere più tempo al governo per poter analizzare con la base contadina il piano di negoziazione presentato all'ultimo minuto  dall'Istituto Nazionale Agrario (INA), la cui approvazione è condizione per poter proseguire con gli accordi.

"E`impressionante vedere il numero di persone arrivate a Tocoa per manifestare il deciso rifiuto alle minacce di Facussè, che ora sembrano essere appoggiate anche dall'INA", disse Yoni Rivas, segretario generale del MUCA.

Rivas etichettò come "irresponsabili" le dichiarazioni della massima autorità dell'INA ai media nazionali, dove dichiara che, al non firmare, il MUCA si troverà fuori da qualsiasi tipo di accordo e quindi, esposto a quello che potrà succedere.

"E`una brutale manipolazione della verità perché non possiamo firmare qualcosa che non abbiamo discusso con la base. In questo senso abbiamo chiesto più tempo, ma c'è stato negato. Inoltre - continuò Rivas -  stiamo esigendo il complimento degli accordi del 2010 e l'approvazione nel Congresso del progetto di legge di Legge di Trasformazione Agraria Integrale".

Il dirigente contadino assicura che con questa mobilitazione  si è dimostrato che la Valle del Aguàn vuole giustizia e esige una giusta ripartizione della terra. "Siamo preoccupati per quello che potrà succedere nei prossimi giorni. Fin da ora allertiamo la comunità internazionale e le organizzazioni internazionali dei diritti umani perché mantengano alta l'attenzione su quello che potrebbe succedere", concluse Rivas.

Anche per Esly Banegas, del Coordinamento di Organizzazioni Popolari del Aguàn (COPA) e dirigente regionale del Sindacato de trabajadores del Instituto Nacional Agrario (SITRAINA), la mobilitazione di oggi è un segnale chiaro della volontà della gente di non lasciarsi intimidire dalle minacce.

"La gente ha reagito ed è venuta ad appoggiare questa lotta, rafforzando l'unità della popolazione. Non possiamo permettere che continuino le violazioni dei diritti umani e che si calpesti il diritto  delle famiglie contadine all'accesso alla terra", sottolineò Banegas.

Secondo varie organizzazioni e reti internazionali, tra queste la Rel-UITA - che nei giorni passati convocarono un Udienza pubblica e un Seminario internazionale sulla situazione dei diritti umani nelle comunità contadine - nel Bajo Aguàn c'è una mancanza assoluta delle istituzioni e regna l'impunità.

La mancanza di accesso alla terra, la promozione della monocultura della palma africana su grande scala, la militarizzazione del territorio e l'assenza dello stato sono elementi di un conflitto agrario che ha lasciato, ad oggi, un saldo di 48 contadini organizzati uccisi in meno di tre anni.

traduzione: Davide Piccolo

Note e gallerie fotografiche relazionate:

- Debemos exigir que el país deje de ser invisible - traducción al inglés
- (Vídeo) Intervención de Carlos H. Reyes en la Audiencia Pública sobre ddhh en el Bajo Aguán
- Un Estado para pocos en el reino de la impunidad
- Ni la caña de azúcar, ni la palma africana nos alimentan
- MUCA se moviliza y responde a Facussé
- Galería fotográfica del Seminario
- Galería fotográfica Audiencia Pública 1
- Galería fotográfica Audiencia Pública 2
- Aguán: Facussé amenaza con desalojos masivos

This page is powered by Blogger. Isn't yours?