28 marzo, 2011

Honduras Missione internazionale consegna alla Cidh relazione sul Bajo Aguán

  Lo Stato dell'Honduras ha cercato di giustificare l'ingiustificabile
Udienza pubblica della CIDH a Washington © (Foto G. Trucchi)
Washington D.C. - Lo scorso 25 marzo, una delegazione della missione internazionale di osservazione sullo stato dei diritti umani nel Bajo Aguán ha consegnato al relatore per l'Honduras della Commissione interamericana dei diritti umani (Cidh), Felipe González, la relazione preliminare sulla grave situazione che si vive in questa zona del paese centroamericano. 
 
Durante la riunione, la delegazione ha evidenziato la grave situazione di violazione dei diritti umani e l'impunità che regna nel Bajo Aguán, così come la criminalizzazione sistematica della lotta delle organizzazioni contadine. 
 
"È stata una riunione molto positiva durante la quale non solo abbiamo avuto l'opportunità di consegnare la relazione e presentare, in base a quanto osservato dalla missione, la situazione reale della zona, ma anche di scambiare opinioni su possibili azioni da promuovere nel futuro.  
 
Crediamo che la Cidh debba seguire molto da vicino la situazione di vulnerabilità e impotenza in cui si trova la popolazione contadina e lanciare un avvertimento allo Stato honduregno. Il ruolo della Cidh è fondamentale per garantire la protezione di queste persone", ha detto l'avvocato del Centro per la giustizia e il diritto internazionale (Cejil), Marcia Aguiluz
 
Secondo Aguiluz, il commissario della Cidh, Felipe González, conosce la situazione del Bajo Aguán e "si è mostrato piuttosto preoccupato. Ha anche mostrato una certa insoddisfazione per alcune azioni che lo Stato dell'Honduras si era impegnato a intraprendere e che non ha rispettato.  
 
Gli abbiamo anche chiesto che, in base ai contenuti della relazione che gli abbiamo consegnato, sollecitasse allo Stato informazioni su ciò che sta facendo per prevenire la violazione ai diritti umani nel Bajo Aguán e per proteggere la popolazione", ha spiegato l'avvocato del Cejil
 
La delegazione della missione internazionale presente a Washington è anche riuscita a inserire il tema del Bajo Aguán durante l'udienza pubblica della Cidh sull'Honduras. Ana María Pineda, avvocato di FIAN Internacional capitolo Honduras, ha evidenziato le gravi violazioni ai diritti umani in questa zona e la profonda preoccupazione delle organizzazioni internazionali e nazionali che hanno integrato la missione. 
 
In questa occasione è stata evidente la mancanza di argomenti da parte della delegazione dello Stato honduregno presente all'udienza, la quale non ha potuto ribattere con argomenti validi alle denunce presentate dalla missione. 
 
"È evidente che non vogliono parlare di un tema che non sono in grado di giustificare. Il Bajo Aguán - ha continuato Aguiluz - è uno dei problemi più seri che ha l'Honduras. È una zona dove non esiste l'istituzionalità. Lo Stato non ha saputo presentare argomenti validi ed è incorso in continue contraddizioni durante tutta l'udienza, tentando di giustificare l'ingiustificabile".
 
L'avvocato del Cejil ha infine considerato che la presenza della missione internazionale a Washington sia stata molto positiva. 
 
"Le informazioni contenute nella relazione devono essere fatte circolare il più possibile, perché in Honduras quasi non esistono spazi per presentare denunce e l'accesso ai mezzi di comunicazione è molto ristretto. Di fronte a questa situazione l'unica alternativa è la denuncia internazionale.  
 
Il lavoro svolto in questi giorni dai membri della missione internazionale è stato molto rilevante e rappresenta un aiuto importante per continuare a incidere e a fare pressione sullo Stato honduregno", ha concluso Aguiluz
 
Alla fine della giornata di lavoro, i membri della missione hanno accompagnato una delegazione di organizzazioni honduregne che si sono riunite con il corpo diplomatico dell'Ecuador, Brasile e Venezuela accreditato presso l'Organizzazione degli stati americani (Osa). Durante gli incontri, la Missione ha consegnato loro la relazione preliminare sul Bajo Aguán.
NOTA:
In allegato la Relazione Preliminare consegnata alla CIDH
Ulteriori informazioni
 
(Testo e Foto Giorgio Trucchi  - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione  Italia-Nicaragua - www.itanica.org )

21 marzo, 2011

NO ALLA GUERRA!


20 marzo, 2011

L’ENEL IN GUATEMALA E I POPOLI INDIGENI


MININOTIZIARIO AMERICA LATINA DAL BASSO
n.13 / 2011 del 19.03.11
                                A cura della Fondazione Neno Zanchetta




 L’ENEL IN GUATEMALA E I POPOLI INDIGENI
L’AIUTO ALLO SVILUPPO: SVILUPPO DI CHI E DI COSA?

Riceviamo quanto sotto riportato, che descrive la situazione creatasi nel municipio guatemalteco di Cotzal, della quale avevamo dato una breve notizia poche settimane or sono. Il nostro Mininotiziario sta diventando un bollettino di guerre contro i popoli indigeni amerindi, nostro malgrado (vedi nel solo 2011 i Mininotiziari n.2, 3, 9). Una vergogna italiana, ci scrivono dal Guatemala i giovani del “Consejo de Juventudes Maya, Garifuna y Xinca de Guatemala”, questa del modo di procedere della multinazionale Enel Green Power assistita dal “nostro” ambasciatore. Gli stati al servizio delle multinazionali, commentiamo noi. E con buona pace della green economy così decantata anche a parte della sinistra. Chiediamo ai nostri lettori che condividono il nostro malessere di diffondere la notizia che ci riguarda in quanto italiani.

Oggi, venerdì 18 marzo nelle prime ore del pomeriggio 500 soldati vestiti in assetto di guerra con passamontagna e le forze antisommossa hanno occupato la comunità indigena maya ixil di San Felipe Chenla,municipio di Cotzal, Quiché, Guatemala,  che dal 3 gennaio sta protestando contro la ENEL perché si oppongono alla costruzione della centrale idroelettrica di Palo Viejo all’interno della Finca San
Francisco di proprietà del latifondista Pedro Broll.

L’ENEL (Green Power) e l’ambasciata italiana si rifiutano di dialogare con la comunità di San Felipe Chenla. L’ambasciata italiana ed i dirigenti dell’ENEL si sono rifiutati di visitare la comunità ixiles nonostante abbiano ricevuto vari inviti, e al contrario hanno rivolto minacce e intimidazioni di vario tipo contro le comunità indigene locali e contro persone che promuovono il rispetto e difendono i diritti umani fondamentali ed i diritti collettivi dei popoli indigeni.

Come all’epoca del conflitto armato interno, durante il quale, soprattutto negli anni ottanta, tutto l’altipiano maya è stato messo in ginocchio, e che è stato teatro di massacri, torture, distruzione, assassinii da parte dello Stato,  le comunità maya hanno visto arrivare oggi centinaia di soldati e sono terrorizzate. Tre elicotteri civili e due militari hanno sorvolato per tutto il pomeriggio la comunità a bassa quota: le persone della comunità sono disperate perché l’esercito circonda la comunità, nascosti tra gli arbusti.

La popolazione si sta infuriando contro la polizia ed i soldati… ed il rischio è che la polizia ed i soldati commettano un massacro. Nel pomeriggio si sono riuniti gli abitanti di 32 comunitá del comune di Cotzal che hanno chiesto all’esercito di ritirarsi. Davanti a tutti loro i bambini e le bambine hanno difeso la loro comunità urlando all’esercito di ritirarsi.

Secondo le testimonianze dei presenti, … alcuni soldati volevano lanciare contro i bambini il  gas lacrimogeno, mentre altri hanno deciso che per il momento fosse meglio ritirarsi e continuare a circondare la comunità. Non si sa cosa succederà nelle prossime ore …soprattutto durante la notte.

Pare che i soldati abbiano detto che devono eseguire un ordine di cattura contro il signor Concepción Canaj Gomez, che è il sindaco indigeno della comunità: se questo ordine di cattura venisse eseguito sarebbe un ulteriore violazione ai diritti dei popoli indigeni e il signor Canaj sarebbe un altro dei prigionieri politici del governo di Colom come i lider della comunità di San Juan Sacatepequez o il signor
Ramiro Choc in Izabal.

Intanto il governo ha diffuso un comunicato estremamente minaccioso dove afferma di aver istituito le necessarie commissioni di dialogo e che le azioni che stanno promovendo alcune organizzazioni “radicali”
sono fuori legge e saranno punite: i loro dirigenti saranno arrestati. Questa criminalizzazione, che è iniziata fin dall’inizio del governo di Alvaro Colom e che è aumentata sempre di più include censura, minacce alle attività di chi difende i diritti umani e va contro a tutte le convenzioni internazionali in questa materia e alle raccomandazioni che  proprio una settimana fa ha fatto il relatore per i diritti dei popoli indigeni Jaime Anaya.

L’atteggiamento  repressivo del governo contro la popolazione indigena e la militarizzazione delle comunità maya che lottano pacificamente per i propri diritti sono state ritenute inadeguate addirittura dall’ambasciatore statunitense McFarland (che recentemente ha visitato la regione ixil)

PERCHÉ SI È ARRIVATI A QUESTA SITUAZIONE: l’ENEL aveva ricevuto  nei mesi passati il  permesso di realizzare la centrale idroelettrica direttamente dal sindaco del municipio di Cotzal, José Perez Chen, che in questo momento è latitante perché oltre ad aver gestito in maniera non trasparente i fondi donati dall’ENEL al Comune di Cotzal per la realizzazione di progetti sociali, questo signore ha un ordine di cattura per un caso di omicidio accaduto il 1 novembre del 2009.
L’ENEL ed il sindaco di Cotzal non hanno rispettato le procedure previste dalla convenzione 169 dell’OIT (Organizzazione Internazionale del Lavoro) che indicano che PRIMA di iniziare questo tipo di attività in una zona a prevalenza indigena si DEVE realizzare un procedimento di CONSULTA, vale a dire dialogo, concertazione con le comunità indigene locali e non si può iniziare nessun progetto o firmare nessun contratto  fino a quando non si è arrivati a un accordo con le comunità indigene.

Il governo del presidente Alvaro Colom, d’accordo con la ditta ENEL GREEN POWER e con l’ambasciata italiana promosso un dialogo che le comunità indigene hanno considerato illegittimo perché ha escluso vari settori della popolazione e varie comunità, ed ha contribuito a dividere tra loro le comunità (fatto questo condannato dalla convenzione 169 della OIT e dalla convenzione contro la discriminazione e il razzismo CERD).

Nel momento in cui la comunità di San Felipe Chenla ha iniziato, a partire dal 3 gennaio di quest’anno, 2011, una protesta pacifica,  le autorità guatemalteche hanno utilizzato il pretesto di iniziare a cercare il signore Pérez Chen per occupare in tre occasioni la regione ixil utilizzando piú di 1000 soldati con il risultato di spaventare le comunità indigene che sono state in passato vittime impotenti dell’esercito del Guatemala.

Le comunità locali, amministrate secondo le usanze indigene maya da un consiglio di anziani (autorità indigene),  hanno deciso di chiudere la strada che attraversa la loro comunità per impedire ai camion che stanno trasportando il materiale  necessario per la costruzione delle istallazioni della centrale idroelettrica Palo Viejo passino fino a quando l’ENEL e l’ambasciatore italiano non parleranno con loro in maniera pacifica, e non si decideranno a rispettare la convenzione 169 dell’OIT (Organizzazione Mondiale del Lavoro). Questa protesta, che implica la chiusura di una strada pubblica, è fatta in ottemperanza all’articolo 45 della costituzione guatemalteca che prevede che la popolazione ha il diritto di resistere pacificamente quando lo stato agisce contro il suo interesse. Nonostante questo il governo del Guatemala sta criminalizzando questo tipo di proteste (che da sempre si svolgono in questa maniera in Guatemala … e che anzi il governo stesso appoggia, promuove e finanza quando gli conviene, trasportando con fondi pubblici, gruppi di popolazione povera affinché svolgano proteste nelle strade della capitale, che sono anch’esse strade ubbliche ).

L’ambasciata italiana ed i dirigenti dell’ENEL hanno auspicato l’intervento del governo per ristabilire “lo stato di diritto” e garantire i loro investimenti e da varie settimane avevano affermato che i responsabili di bloccare la strada e tutti coloro che li stavano appoggiando sarebbero stati perseguiti dalla legge e dall’esercito, secondo quanto aveva assicurato loro il presidente Colom.

Vale a dire che non solo il governo del Guatemala, ma anche il suo paese, l’Italia, tutti voi, siete  responsabili di quanto è accaduto oggi e di quanto accadrà nei prossimi giorni nelle montagne del Quiché.  Tutti i detenuti politici, i bambini e le donne, gli uomini, ancora una volta terrorizzati dalla violenza militare, tutte le persone ferite, picchiate o uccise nei prossimi giorni nelle montagne del Quiché saranno detenute, terrorizzate, ferite, picchiate o uccise per colpa vostra.

Consejo de Juventudes Maya, Garifuna y Xinca de Guatemala "Que se llame a todos, que no haya uno ni dos grupos que se queden atrás de los demás. ¡¡¡¡¡QUE TODOS SE LEVANTEN!!!!!"

19 marzo, 2011

Honduras: la polizia fascista di Pepe Lobo uccide ferocemente una maestra


 
 
Tegucigalpa, 18 mar (Prensa Latina). Il Comitato di Familiari dei Detenuti e Scomparsi in Honduras, COFADEH, mette in allerta la comunità internazionale che il regime ha aumentato nelle ultime ore la repressione contro il popolo honduregno. Nella tarda mattinata l'esercito e la polizia hanno represso centinaia di maestri che si trovavano nell'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale del Magistero, INPREMA, con simpatizzanti del Fronte Nazionale di Resistenza Popolare, FNRP, che si erano concentrati in questo luogo per protestare per un progetto di privatizzazione dell'educazione pubblica, la difesa dello Statuto del Docente e contro lo sperpero dei fondi.

Ieri giovedì 17 marzo la polizia e l'esercito controllavano la zona, con gas lacrimogeni procederono a rinchiudere varie persone, tra queste bambini, che sono stati intossicati dai prodotti chimici. Fortunatamente ore dopo la sede è stata recuperata dai maestri. Ieri sera si osservavano poliziotti e militari girando intorno alle installazioni del luogo.

Oggi verso mezzogiorno, si è prodotta l’evacuazione violenta dell'INPREMA un’altra volta, la polizia era armata con un autoblindo e gas lacrimogeni molti forti con prodotti chimici di colore arancione, con la doppio funzione che le persone soffrano soffocamento e restino identificati, quando incomincino a scappare, per catturarli più rapidamente.

Una donna è stata ferocemente uccisa, essendo stata investita da un veicolo della polizia, all'entrata del quartiere Las Colinas: dopo alcune ore di agonia il suo corpo non ha resistito all’impatto.
 
La maestra si chiama Ilsy Ivania Velasquez Rodriguez, sorella del detenuto 
scomparso Manfredo Velasquez Rodriguez.

Ilsy fu una lottatrice instancabile insieme alla sua famiglia per fermare e chiedere giustizia per le sparizioni forzate successe in Honduras nella cornice della dottrina di sicurezza nazionale negli anni ottanta. La sparizione di Manfredo Velasquez è stato il primo caso di violazioni dei diritti umani riconosciuto dalla Corte Interamericana dei diritti umani, e per questo lo Stato dell’Honduras è stato condannato. Alla data non ha ancora compiuto la risoluzione di investigare e sanzionare i responsabili. Ilsy è stata una fondatrice del COFADEH.

Il COFADEH fa un appello urgente alla comunità internazionale affinché mobilitino azioni che stiano alla sua portata affinché si trattenga questa barbarie.

Ig/dati offerti dal COFADEH

Prensa Latina

Repressione selvaggia in Honduras, non si salvano neanche i bebè

Fonte:
http://voselsoberano.com/v1/index.php?option=com_content&view=article&id=10070:represion-salvaje-en-honduras-donde-ni-siquiera-los-bebes-se-salvaron&catid=1:noticias-generales
www.voselsoberano.com

Dick e Mirian Emanuelsson

Tegucigalpa - giovedì 17 marzo 2011

Un pacifico presidio di migliaia di persone trasformato questo giovedì in un inferno di gas lacrimogeni. E’ la risposta del regime del signor Porfirio Lobo agli insegnanti che continuano a lottare per difendere i loro diritti, revocati dal regime di Lobo e dal Congresso Nazionale.

Migliaia di docenti, donne, uomini, giovani, studenti, operai, contadini e noi giornalisti siamo stati brutalmente aggrediti dalla polizia preventiva e dal Comando Cobra nella capitale Tegucigalpa. Ma anche in città come Danli, Paraìso e Comayagua vi sono state aggressioni da parte di uomini in divisa. A Comayagua 22 manifestanti arrestati e picchiati, ed uno di essi è stato vittima d’una pallottola sparata da un’arma di grosso calibro, afferma Jaime Rodríguez, presidente dell’ordine degli insegnanti COPEMH. Secondo Radio Globo a Tegucigalpa sono state arrestate 27 persone.
“Avevamo concordato con Mario Chamorro (Delegato e capo della Polizia Metropolitana, Distretto Centrale) di concludere le nostre azioni a mezzogiorno e mezza. Mancavano dieci minuti, quando hanno cominciato a sparare le bombe, dice Gerardo Serrano, membro della direzione dell’Ordine dei Professori dell’Educazione Secondaria dell’Honduras COPEMH.

Bebè colpita dai gas

E mentre stiamo intervistando il leader degli insegnanti, appoggiati da due autoblindo i Cobra si scagliano per la seconda volta in questa giornata contro i maestri, aderenti all'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale dell’Istruzione (INPREMA). I gas rendono impossibile il respiro. L'ispettore di Polizia Preventiva, Daniel Molina, capeggia il letterale bombardamento con gas di ogni genere. Sulle cartucce delle granate, le istruzioni stampate dicono chiaramente che sono altamente pericolose e tossiche per l'essere umano. Ma si vede che Molina “ci si trova a suo agio” e mentre il suo assistente gli passa granata dopo granata a suo comando, lui le spara direttamente verso l'interno di Inprema.
Una granata irrompe attraverso il duro vetro al secondo piano del nuovo edificio di Inprema e si vede il fumo dei gas venir fuori dal buco largo circa dieci centimetri.
Pochi minuti dopo vediamo uscire donne e uomini e un maestro che porta in braccio una bebè di tre mesi, Anaí Cristela López Murillo con sua sorella maggiore, Nicy Lidebeth López Murillo. La piccola sta vomitando.
Ma a Molina, a Chamorro, agli altri comandanti di polizia non importa, perchè di oggi attaccano una terza volta gli insegnanti ed il popolo che li sta appoggiando in difesa dell'istruzione pubblica. E quando cade la notte una maestra informa, attraverso Radio Globo, che l’edificio di Inprema è stato militarizzato.

I golpisti hanno saccheggiato i fondi pensionistici

Secondo Jaime Rodríguez, dopo il colpo di stato del 28 giugno 2009, il primo regime di fatto di Roberto Micheletti ha saccheggiato Inprema per una somma di quasi 5000 milioni di lempiras, equivalente pressappoco a 250 milioni di dollari. Un personaggio chiave a supporto di quel regime fu Vilma Morales, ex presidentessa della Corte Suprema di Giustizia.
È la stessa persona che ora sarà a capo di una commissione che, a quanto pare, esaminerà la situazione interna di Inprema, istituto che si occupa dei prestiti e delle pensioni degli insegnanti honduregni. O, come dicono Rodríguez e i maestri: “I responsabili di un crimine ritornano sempre sul luogo del delitto” e aggiungono che, nel caso di Morales, è per coprire il furto ad Inprema. E, per giunta, la signora Morales ora è anche presidentessa della Commissione Nazionale di Banche e Assicurazioni (CNBS)

Andare in pensione a 70 anni, quando muoio a 67,8?

Gli insegnanti pensionati sono estremamente preoccupati per il loro futuro. La signora Morales propone di elevare l'età pensionabile per tutti i dipendenti del pubblico impiego a 70 anni: l’effetto è quello d’uno schiaffo, dato che la speranza di vita media della popolazione è di 69,37 anni, ovvero 67,81 per gli uomini e 71,01 per le donne. Età media che per le classi popolari è più bassa.
La proposta di Morales di posticipare la pensione è ancor più incongrua, se si considera che “Solamente il 6,2% della popolazione appartiene alla terza età (oltre i 60 anni). L'età media della popolazione honduregna è di 20,7 anni. Nel Regno Unito l'età media è di 40 anni!”, scrive l'editorialista Ricardo Romero González su “La Tribuna” del 19 febbraio 2011.

Mentre Vilma Morales e “soci” della classe sociale cui appartengono, muoiono a 80-90 anni per la vita ricca e comoda che conducono, i muratori, i lavoratori, gli impiegati privati, spesso costretti a doppi turni per raggiungere il salario minimo, muoiono molto prima dei 70 anni previsti dalla “Suprema Giustizia dell’Honduras”.

Scambiare il bastone con una mitragliatrice


Quando possiamo respirare nuovamente, dopo essere stati vittime di una “gassata” senza precedenti in Plaza Miraflores, passano due maestre pensionate con gli occhi lacrimanti ed una afferma: “Come mi sarebbe piaciuto che questo” e solleva il bastone “oggi fosse stato una mitragliatrice, i “chepos” (poliziotti/Cobras), non sarebbero stati tanto prepotenti!”
“Ma la lotta continua, oggi più che mai ci siamo resi conto che è appena cominciata, contro questo regime terrorista” sintetizza.
E’ questo il volto che voleva mostrare il ministro dei Diritti Umani del regime del signor Lobo, in questo momento a Ginevra alla Commissione dei Diritti Umani dell'ONU? La missione è presieduta dalla segretaria di Giustizia e Diritti Umani Ana Pineda, composta inoltre dal Pubblico Ministero per i Diritti Umani Sandra Ponce, oltre ad altri funzionari.
Mentre oggi i poliziotti di Porfirio Lobo cercavano di asfissiare una bebè, bambine, nonne, docenti, uomini e donne pensionate di Inprema, il signor Lobo si è riunito con il segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon, così servile agli USA, per convincerlo che in Honduras tutto è tranquillo e dare così l’immagine che l’Honduras deve riprendere il suo posto nella OEA.

Daniel Ortega assente alla riunione con Lobo

Il grande assente è stato Daniel Ortega, presidente del Nicaragua, che non ha assistito alla riunione con Ban Ki-moon, e così pure neanche il cancelliere nicaraguense, Samuel Santos. Il Nicaragua è l'unico paese centroamericano che non ha ristabilito relazioni diplomatiche col regime di Lobo, il quale ha deciso di ritirare le sue ambasciate dei paesi dell’ALBA e dalla grande maggioranza di quelli di UNASUR, paesi sudamericani che considerano il governo di Lobo illegittimo e prolungamento del colpo di stato.

VIDEO-REPORTAGE della repressione (6.30 min.): http://vimeo.com/21181376
VIDEO-REPORTAGE (7 min.) Gli insegnanti/prigionieri politici di Lobo nel posto di polizia della Colonia Kennedy: http://vimeo.com/21183278

Domani continuiamo presentando altri video/interviste.

LINK: http://dickema24.blogspot.com/2011/03/videoreportajehonduras-una-represion.html


Tradotto da Adelina Bottero

09 marzo, 2011

Honduras Le violazioni nel Bajo Aguán saranno denunciate a livello internazionale

Si conclude la Missione internazionale dei diritti umani

Durante una conferenza stampa, i rappresentanti delle organizzazioni che dal 24 febbraio al 5 marzo hanno integrato la Missione di osservazione sullo stato dei diritti umani nel Bajo Aguán, in Honduras, hanno presentato i primi risultati della missione e le azioni che verranno intraprese nei prossimi mesi.

“La Missione costata con preoccupazione che non cessa la repressione e la violenza contro i membri delle comunità e organizzazioni contadine, le quali vivono in uno stato di totale mancanza di protezione e di difesa di fronte alla parzialità dimostrata dalle autorità.

Inoltre, i crimini commessi contro la vita nel Bajo Aguán sono destinati a restare impuniti, favorendo in questo modo la reiterazione delle violazioni ai diritti umani”, si legge nel comunicato distribuito ai mezzi d’informazione presenti all'attività.

Tra le principali segnalazioni, la Missione ha posto l’accento sulla mancanza d’indagini e di ricerca dei colpevoli dei diciannove casi di omicidio di membri delle organizzazioni contadine, commessi durante l'ultimo anno.

Ha inoltre segnalato le molteplici violazioni del diritto all'integrità delle persone commesse sia da elementi delle forze di sicurezza pubblica, che dalle guardie private che proteggono le proprietà dei latifondisti e produttori di palma a africana della zona.

Il comunicato evidenzia infine l'esistenza di casi di sequestro e tortura, lesioni multiple e di abusi sessuali.

“Abbiamo rilevato un ambiente di repressione molto forte contro le famiglie contadine. Si continuano a eseguire sgomberi senza rispettare gli standard internazionali. Una forma totalmente illegale che viola i diritti umani e che ci preoccupa molto”, ha detto alla Lista Informativa “Nicaragua y más”, il coordinatore per l'America Centrale di FIAN Internacional, Martín Wolpold-Bosien.

La Missione internazionale ha anche evidenziato la totale mancanza di rispetto degli accordi firmati dal governo con le organizzazioni contadine e delle disposizioni legali in materia agraria. Ha posto inoltre l’accento sul clima di preoccupante stigmatizzazione e criminalizzazione della lotta contadina per l’accesso alla terra.

“Continua la repressione, la violenza, lo stato d’indifensione, l'impunità e la mancanza di protezione alla popolazione contadina. Tutto ciò che abbiamo rilevato, lo denunceremo a livello internazionale”, ha affermato Wolpold-Bosien.

Di fronte a questa situazione, la Missione internazionale ha chiesto alle autorità nazionali di svolgere serie indagini per accusare e condannare gli autori degli omicidi e dei crimini commessi, e anche di cessare immediatamente la repressione e la violenza contro il movimento contadino.

Ha inoltre esigito il rispetto degli accordi firmati e delle disposizioni legali esistenti, facilitando l'accesso alla terra, alla salute, all’educazione e a un’abitazione dignitosa.

I membri della Missione hanno infine segnalato l’urgenza di un cambiamento dall'attuale modello di sviluppo rurale, basato sull'agro-commercio e l'accaparramento delle terre, a “politiche che fomentino l'agricoltura contadina sostenibile e l'implementazione di una riforma agraria integrale”.

Alla comunità internazionale hanno chiesto di contribuire con misure concrete e contundenti a una maggiore protezione delle persone la cui vita è in pericolo, “assicurando che la cooperazione sia condizionata al rispetto dei diritti umani”.

Dovrà inoltre garantire che i finanziamenti diretti allo Stato honduregno e alle imprese private “non contribuisca alla violazione dei diritti umani” ed ha chiesto che siano rivisti tutti gli accordi di cooperazione finanziaria “con le forze di pubblica sicurezza e con le imprese private che potrebbero essere coinvolte in atti di violenza, repressione e violazione dei diritti umani nella regione”.

“È stata un'esperienza molto coinvolgente e importante, frutto dello sforzo di tutte le organizzazioni che hanno fatto parte della missione. Condividere questa tragedia e la sofferenza della popolazione ha creato le condizioni per un impegno ancora più profondo a fianco di questa lotta.

Continueremo a seguire da vicino questa situazione, accompagnando la lotta per i diritti umani e contro l'impunità”, ha concluso Wolpold-Bosien.

La relazione finale sarà presentata alla Commissione Vera (CdV), alla Commissione interamericana dei diritti umani (CIDU), al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite (CDU), all'Unione Europea e alla Corte Penale Internazionale (CPI).

© (Testo Giorgio Trucchi  - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione  Italia-Nicaragua  www.itanica.org )

07 marzo, 2011

Le violazioni nel Bajo Aguán saranno denunciate a livello internazionale


Honduras
Le violazioni nel Bajo Aguán saranno denunciate
a livello internazionale
Si conclude la Missione internazionale dei diritti umani

Durante una conferenza stampa, i rappresentanti delle organizzazioni che dal 24 febbraio al 5 marzo hanno integrato la Missione di osservazione sullo stato dei diritti umani nel Bajo Aguán, in Honduras, hanno presentato i primi risultati della missione e le azioni che verranno intraprese nei prossimi mesi.
La Missione costata con preoccupazione che non cessa la repressione e la violenza contro i membri delle comunità e organizzazioni contadine, le quali vivono in uno stato di totale mancanza di protezione e di difesa di fronte alla parzialità dimostrata dalle autorità.
Inoltre, i crimini commessi contro la vita nel Bajo Aguán sono destinati a restare impuniti, favorendo in questo modo la reiterazione delle violazioni ai diritti umani”, si legge nel comunicato distribuito ai mezzi d’informazione presenti all'attività.
Tra le principali segnalazioni, la Missione ha posto l’accento sulla mancanza d’indagini e di ricerca dei colpevoli dei diciannove casi di omicidio di membri delle organizzazioni contadine, commessi durante l'ultimo anno.
Ha inoltre segnalato le molteplici violazioni del diritto all'integrità delle persone commesse sia da elementi delle forze di sicurezza pubblica, che dalle guardie private che proteggono le proprietà dei latifondisti e produttori di palma a africana della zona.
Il comunicato evidenzia infine l'esistenza di casi di sequestro e tortura, lesioni multiple e di abusi sessuali.
Abbiamo rilevato un ambiente di repressione molto forte contro le famiglie contadine. Si continuano a eseguire sgomberi senza rispettare gli standard internazionali. Una forma totalmente illegale che viola i diritti umani e che ci preoccupa molto”, ha detto alla Lista Informativa “Nicaragua y más”, il coordinatore per l'America Centrale di FIAN Internacional, Martín Wolpold-Bosien.
La Missione internazionale ha anche evidenziato la totale mancanza di rispetto degli accordi firmati dal governo con le organizzazioni contadine e delle disposizioni legali in materia agraria. Ha posto inoltre l’accento sul clima di preoccupante stigmatizzazione e criminalizzazione della lotta contadina per l’accesso alla terra.
Continua la repressione, la violenza, lo stato d’indifensione, l'impunità e la mancanza di protezione alla popolazione contadina. Tutto ciò che abbiamo rilevato, lo denunceremo a livello internazionale”, ha affermato Wolpold-Bosien.
Di fronte a questa situazione, la Missione internazionale ha chiesto alle autorità nazionali di svolgere serie indagini per accusare e condannare gli autori degli omicidi e dei crimini commessi, e anche di cessare immediatamente la repressione e la violenza contro il movimento contadino.
Ha inoltre esigito il rispetto degli accordi firmati e delle disposizioni legali esistenti, facilitando l'accesso alla terra, alla salute, all’educazione e a un’abitazione dignitosa.
I membri della Missione hanno infine segnalato l’urgenza di un cambiamento dall'attuale modello di sviluppo rurale, basato sull'agro-commercio e l'accaparramento delle terre, a “politiche che fomentino l'agricoltura contadina sostenibile e l'implementazione di una riforma agraria integrale”.
Alla comunità internazionale hanno chiesto di contribuire con misure concrete e contundenti a una maggiore protezione delle persone la cui vita è in pericolo, “assicurando che la cooperazione sia condizionata al rispetto dei diritti umani”.
Dovrà inoltre garantire che i finanziamenti diretti allo Stato honduregno e alle imprese private “non contribuisca alla violazione dei diritti umani” ed ha chiesto che siano rivisti tutti gli accordi di cooperazione finanziaria “con le forze di pubblica sicurezza e con le imprese private che potrebbero essere coinvolte in atti di violenza, repressione e violazione dei diritti umani nella regione”.
È stata un'esperienza molto coinvolgente e importante, frutto dello sforzo di tutte le organizzazioni che hanno fatto parte della missione. Condividere questa tragedia e la sofferenza della popolazione ha creato le condizioni per un impegno ancora più profondo a fianco di questa lotta.
Continueremo a seguire da vicino questa situazione, accompagnando la lotta per i diritti umani e contro l'impunità”, ha concluso Wolpold-Bosien.
La relazione finale sarà presentata alla Commissione Vera (CdV), alla Commissione interamericana dei diritti umani (CIDU), al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite (CDU), all'Unione Europea e alla Corte Penale Internazionale (CPI).
© (Testo Giorgio Trucchi  - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione  Italia-Nicaragua  www.itanica.org )

01 marzo, 2011

HONDURAS: DICHIARAZIONE DEI POPOLI DELLA TERRA E DEL MARE "MARTIRI DI SAN JUAN"


Noi uomini e donne dei popoli indigeni e neri dell’Honduras: Pech, Tawahka, Chorti, Tolupanes, Lencas, Miskitu, Creoles e Garínagu, provenienti dalla terra e dal mare, autoconvocati nella comunità di San Juan Durugubuti, Tela, Atlantida, nei giorni 20, 21, 22, 23 e 24 febbraio 2011, per unire i nostri pensieri, sentimenti, parole ed insediare la nostra assemblea plurinazionale costituente e multiculturale, emaniamo la seguente dichiarazione: 

1.      Dichiariamo che ci siamo incontrati in diverse cerimonie della nostra spiritualità, per ricevere l'energia e l'orientamento dai nostri antenati ed antenate, rafforzare la resistenza millenaria dei nostri popoli per la difesa della vita e della madre terra.
2.      Dichiariamo che il regime prosecutore del colpo di stato del 28 giugno 2009, intensifica l'invasione dei territori indigeni e neri, mediante la concessione dei fiumi per costruire dighe di sbarramento private, come il progetto denominato PATUCA 1, 2 e 3, come le molteplici dighe che pretende costruire sui fiumi dei territori lencas, dove si sta conducendo una storica battaglia, come lo sfruttamento minerario, la militarizzazione dei nostri territori, i progetti turistici come quello della Baia di Tela, la realizzazione delle città-modello, enclavi che ledono la sovranità dell’Honduras come paese, a servizio del narcotraffico internazionale.
3.      Dichiariamo la nostra solidarietà coi popoli che abitano la Moskitia honduregna, colpiti dalla repressione, militarizzazione e saccheggio dei beni naturalistici da parte dell'oligarchia e delle multinazionali, parimenti manifestiamo il nostro appoggio categorico all’appello all'autodemarcazione del territorio. Assumiamo la dichiarazione dei popoli della Moskitia UPINH, e fin d’ora ci autoconvochiamo alle seguenti sessioni di lavoro della nostra assemblea plurinazionale costituente multiculturale nel territorio indigeno Miskitu.
4.      Dichiariamo l’urgenza che l’Honduras in quanto Stato, faccia propria la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni, come parte integrante dell’ambito giuridico interno.
5.      Dichiariamo la nostra condanna al regime, che incoraggia la privatizzazione dell'educazione, della salute, che esegue sgomberi di comunità indigene come la Nueva Estanzuela del popolo Maya Chortí, che permette l'assassinio di indigeni tolupanes, così come di leader di altri popoli, crimini che restano impuniti.
6.      Dichiariamo la nostra preoccupazione per gli attentati e minacce contro i mezzi d’informazione comunitari, che violano il diritto alla libera espressione del pensiero ed il diritto dei nostri popoli a creare i propri mezzi d’informazione alternativi, secondo quanto stabilito dall'Accordo 169 dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro OIT, e dalla Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli Indigeni e Neri.
7.      Dichiariamo che quest’assemblea plurinazionale costituente multiculturale sarà permanente e durerà fino ad ottenere l'emanazione di una nuova costituzione, che permetta la rifondazione dell’Honduras.
8.      Dichiariamo il nostro appoggio al Primo Ospedale Garífuna dell’Honduras, in funzione nella comunità di Ciriboya, municipio di Iriona, Colon, e denunciamo il manifesto sabotaggio da parte del regime. Ne esigiamo l'incorporazione nel fondo per la sanità pubblica.
9.      Dichiariamo la nostra solidarietà con gli insegnanti honduregni in lotta per la difesa dell'educazione pubblica e la difesa dello Statuto del Docente, solidarizziamo col movimento contadino colpito dalla deroga del Decreto Legislativo 18-2008, solidarizziamo con le famiglie delle vittime assassinate dal regime golpista, esigiamo il ritorno incondizionato e sicuro degli esiliati, tra cui José Manuel Zelaya, Presidente dell’Honduras 2006-2010.
10.  Dichiariamo l'autoconvocazione della grande assemblea di donne indigene e nere dell’Honduras, che si realizzerà in Copan Galel nel prossimo mese di maggio.
11.  Noi 1800 delegati e delegate partecipanti a questa Assemblea plurinazionale costituente multiculturale, esprimiamo la nostra gratitudine alla comunità di San Juan Durugubuti, Tela, Atlantida, al popolo Garífuna e alla sua Organizzazione Fraterna Nera dell’Honduras OFRANEH, per l’ospitalità, la fratellanza e l’allegria con cui ci hanno accolti.

Emesso nella comunità di San Juan Durugubuti, Tela, Atlantida, il 23 febbraio 2011


Tradotto da Adelina Bottero


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